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al testo di Annalisa Scialpi
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Penso che il nostro tempo sia più ingenuo, disorientato e stolto, rispetto alla prima società industriale. In questa prevaleva, infatti, l'ottimismo dell'illuminismo e del positivismo (quel periodo storico in cui si credeva che la scienza, unita all'idea di progresso, avrebbe finalmente potuto prevedere o 'sistemare' i molti problemi e disagi della civiltà). Questa illusione, come il canto delle sirene di Ulisse, è stata ampiamente sconfermata non solo dalle catastrofi naturali prodotte dal progresso, ma dalla constatazione che 'la scienza' non ha risolto disagi e alienazione dell'uomo, nonostante oggi ci sia un esperto per tutto e si creda che la dittatura farmacologia sia l'unica via per uscire da una pandemia: roba che fa ridere i polli e tornare, appunto, alla dittatura.). L'essere umano non è più felice, ma disorientato, impaurito, arrabbiato...E soprattutto alienato dalla sua stessa essenza e perciò incapace di stabilire vere relazioni di solidarietà. Questo mito del progresso è un grande giocattolo che sta cadendo a pezzi, ma tanti sono i rematori che cercano, disperatamente, di tenerlo ancora a galla... Io penso che la risposta a tutto questo accanimento verso le illusioni possa essere trovata in una parola: povertà. Niente a che vedere con la scarsità, ma uno stile di vita semplice, che predilige l'essenziale, il rapporto con noi stessi e con le piccole cose. Il rapporto con la natura. Uno stile che porta al rovesciamento dei falsi valori sociali. Un sano egoismo che significa riprendersi i propri spazi di meditazione, di riflessione. ritrovare le proprie radici. Ritrovare la memoria. Ritrovare le parole giuste per dire l'amore. Questa, per me, è rivoluzione. Annalisa Scialpi |
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